La storia è stata e ancora è caratterizzata anche dalla presenza di imprenditori che pur di avere successo sono stati capaci di sfruttare il lavoro, di raggirare soci e banche, di evadere il fisco, di utilizzare soldi sporchi (perché pecunia non olet, i soldi non puzzano), di sfruttare il territorio e l’ambiente e di portare via le imprese o di chiuderle ai primi segnali di crisi.
Anche pensare che il patrimonio aziendale e quello personale siano la stessa cosa non è un buon inizio. Significa pre costituirsi un altro alibi per giustificare, da un lato, in caso di difficoltà finanziarie personali di attingere al patrimonio aziendale depauperandolo e compromettendo il futuro dell’impresa, dall’altro, in caso di difficoltà finanziarie aziendali irreversibili di esporre a rischio immotivato il proprio patrimonio personale.
Questo succede soprattutto nelle piccole imprese individuali e familiari, ma non sono immuni neanche le imprese di più grande dimensione quotate con proprietà diffusa, quando il management o la proprietà relativa del cosiddetto capitalismo familiare, pur possedendo una minoranza delle azioni, gestiscono il patrimonio di quelle imprese come fosse un tutt’uno con quello personale o familiare.
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